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MOZIONE DEL CONSIGLIERE COMUNALE ANGELO MINENNA “solidarietà con Cuba e con il popolo cubano”

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100610

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MOZIONE DEL CONSIGLIERE COMUNALE ANGELO MINENNA “solidarietà con Cuba e con il popolo cubano” Empty MOZIONE DEL CONSIGLIERE COMUNALE ANGELO MINENNA “solidarietà con Cuba e con il popolo cubano”




Partito dei Comunisti Italiani – Federazione della Sinistra
Sezione di Ugento
Il Consigliere Comunale




Alla cortese attenzione del Presidente del Consiglio Comunale sign. Biagio MARCHESE
Alla cortese attenzione del Presidente della I Commissione Consiliare Permanente Affari Generali, Decentramento, Partecipazione, Statuto e Regolamenti sign. Graziano GRECO
e p.c.
alla cortese attenzione dei signori Capogruppo Consiliari
LORO SEDI



Oggetto: presentazione mozione, avente quale oggetto “solidarietà con Cuba e con il popolo cubano”, da porre in esame ed in discussione nella prossima seduta utile del Consiglio Comunale.

Egregi signori,
con la presente, ai sensi dell’articolo 25 comma 3 del vigente Statuto Comunale, intendo porre a dibattito in Consiglio Comunale e nella pertinente Commissione Consiliare un importante mozione di solidarietà a Cuba e a tutto il suo popolo, fatto oggetto in questi giorni di una intensa campagna denigratoria e di odio verso il suo Governo, le sue Istituzioni e, più in generale, verso la società cubana tutta. Ciò con l’obiettivo soprattutto di sollevare un dibattito pubblico, che faccia chiarezza delle molte menzogne che sono state scritte e dette da molti media, italiani ed esteri.
Affido dunque alla discussione, in Commissione e successivamente in Consiglio, questa importante proposta.

In fede,
Angelo MINENNA




MOZIONE SOLIDARIETÀ CON CUBA E CON IL POPOLO CUBANO

“Il Consiglio Comunale,

premesso che:

- in questi mesi assistiamo ad una nuova ed intensa campagna mediatica internazionale tesa a screditare la Repubblica di Cuba, il cui Governo viene accusato di violazioni dei diritti umani, di limitare la libertà di stampa e di espressione del pensiero e di mantenere in stato di detenzione svariati prigionieri politici.

- i principali casi riportati dai media internazionali sono:

1) Yoani Sanchez, blogger “dissidente”, assurta alle cronache internazionali come esponente di punta della dissidenza cubana, alla quale il Governo impedisce di andare all’estero per ritirare dei premi di giornalismo e presunta vittima di una aggressione da parte delle forze dell’ordine cubane.
La Sanchez, trasmettendo dall’Avana, pubblica un blog su internet, tradotto in ben 13 lingue, che si appoggia ad un potente server tedesco (di proprietà del magnate Josef Biechele) con un’ampiezza di banda 60 volte più grande di qualunque altra utilizzata a Cuba. Il suo blog è stato lanciato dal gruppo editoriale Prisa, quello di El Pais. La Sanchez pubblica articoli in numerosi quotidiani di tutto il mondo (italiani compresi), rilascia interviste a giornalisti internazionali ed è sostenuta da numerosi gruppi editoriali, come ad esempio le edizioni Condé Nast, che editano la rivista Wired. Tra i fondatori di punta di Wired c’è Nicholas Negroponte, già collaboratore del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Nicholas è fratello di John Negroponte, figura controversa per il suo coinvolgimento nei finanziamenti occulti ai Contras e nell'occultamento degli abusi contro i diritti umani commessi da agenti addestrati dalla CIA in Honduras negli anni ottanta. Tra il 2004 e il 2005 è stato ambasciatore degli Usa in Iraq e poi vice dell’allora Segretario di Stato Condoleezza Rice.
Il Governo cubano, dunque, non impedisce alla Sanchez di pubblicare i suoi articoli nel suo blog e di rilasciare interviste e non limita la sua libertà di espressione ed, anzi, la Sanchez può utilizzare mezzi tecnologici e godere di un sostegno internazionale impensabile per qualunque altro giornalista cubano.
La Sanchez divenne nota denunciando, nel novembre 2009, una presunta aggressione di tipo squadristico da ella subita da parte delle forze dell’ordine cubane, ma non è stata mai in grado di dimostrare le lesioni e le contusioni subite nelle successive interviste fatte con la stampa internazionale (si veda l’intervista fatta da Fernando Ravsberg, corrispondente della BBC).
Giova ricordare, a titolo di paragone, come un Ministro della Repubblica italiana abbia recentemente aggredito un giornalista in una conferenza stampa ufficiale e i tanti reporter percossi e malmenati durante le manifestazioni in occasione del G8 di Genova nel luglio 2001.
Usa Today nel 2008 ha scritto: “Il Pentagono sta creando una rete mondiale di siti web informativi, in lingue straniere (compreso un sito in arabo per gli iracheni) affidati a giornalisti locali di paesi definiti “canaglia” per scrivere storie di avvenimenti di attualità e altri contenuti che promuovano gli interessi degli Stati Uniti e messaggi di contro insurgenza”. Tale strategia viene definita “cyberwar”. Visti i legami internazionali della Sanchez è plausibile, per usare un eufemismo, che ella faccia parte di tale strategia promossa dagli Usa. In tal senso va collocata la decisione del governo cubano di negare il visto alla Sanchez per recarsi negli Usa per ritirare dei premi di giornalismo. Tale decisione si può certamente discutere ed opinare, ma è indubbio che sia finalizzata ad impedire il rafforzamento di legami con coloro che, dall’estero, mirano scientemente a sovvertire l’ordine repubblicano cubano. In ogni paese del mondo, Italia compresa, ciò costituisce reato ed è passibile di pene pesantissime;

2) Orlando Zapata Tamayo, detenuto morto il 23 febbraio 2010 in seguito ad uno sciopero della fame. La notizia ha fatto molto scalpore in tutto il mondo e Tamayo è stato cinicamente dipinto come un eroe della dissidenza cubana.
Tamayo era un detenuto comune, arrestato per la prima volta nel 1988 e più volte condannato per violazione di domicilio, truffa, detenzione illegale di arma bianca, aggressione e accoltellamento con un macete. Più volte rientrato in carcere per aver continuato a delinquere appena rimesso in libertà, non è mai stato condannato per reati “politici” e, infatti, il suo nome non figura nella lista dei prigionieri politici redatta nel 2003 dalla Commissione dei diritti umani dell’Onu. Recentemente Tamayo si è dichiarato prigioniero politico, ha proclamato la sua opposizione al governo cubano ed, infine, ha cominciato lo sciopero della fame. I medici cubani lo hanno sempre assistito ed egli ha sempre rifiutato di essere alimentato, fino all’ultima crisi risultata fatale.
Senza dubbio quella di Tamayo è una vicenda tragica che deve suscitare l’umana comprensione e compassione da parte di tutti.
Non di meno non si comprende come si possa fare di questa vicenda un caso politico per affermare che il governo cubano lascia morire i detenuti politici nelle sue carceri. Coloro che dipingono Tamayo come un eroe compiono un’operazione cinica ed inumana, utilizzando la difficile vicenda umana di una persona come Tamayo per il proprio tornaconto politico e per poter dimostrare un teorema che altrimenti non starebbe in piedi.
Cuba è spesso accusata di violazioni dei diritti umani, ma non esiste alcun rapporto o documento, governativo o indipendente, che affermi che a Cuba vi sia mai stato un solo caso di tortura, nessun desaparecido, né alcun omicidio politico. Lo stesso non si può certo affermare per molti altri paesi considerati democratici, a partire dall’Italia: è sufficiente ricordare i casi di Aldrovandi, Cucchi e Bianzino oppure, per gli stati uniti, le torture di Guantamo ed Abu Ghraib autorizzate dal governo Usa;

3) Guillermo Fariñas Hernández, dissidente in sciopero della fame per chiedere la liberazione di 20 detenuti politici.
Fariñas viene proposto dai media occidentali come un nuovo caso Tamayo, ma l’unica analogia è che anch’egli stia praticando lo sciopero della fame, poiché non si trova in stato di detenzione. Fariñas ha precedenti penali (aggressioni). La seconda volta che fu condannato per aggressione (nel 2002) è stato ridotto in stato di detenzione e, dal carcere, ha cominciato a proclamarsi prigioniero politico e a praticare scioperi della fame.
Attualmente ha dichiarato che proseguirà la sua azione sino alla fine, malgrado anche Reporters Sans Frontière (che pure lo dipinge come un giornalista indipendente vittima del regime) gli abbia chiesto di interrompere lo sciopero della fame.
Anche in questo caso Fariñas è seguito dai medici cubani, che però non lo possono alimentare forzosamente, essendo vietato somministrare cure senza il consenso del paziente (lo possono fare solo in presenza di uno stato di incoscienza e di shock per cui v’è l’obbligo di salvare la vita umana).
Anche in questo caso vi sono associazioni e giornalisti che, giocando con la vita altrui, esortano la sua azione in nome della battaglia per la libertà a Cuba.
La vicenda Fariñas ha riportato alle cronache il caso degli arresti del 2003: Fariñas, infatti, chiede la liberazione dei detenuti arrestati in seguito alle vicende del 2003. Coloro che Fariñas e i grandi media occidentali chiamano “detenuti politici” furono arrestati in seguito ad una massiccia operazione antiterrorismo operata da Cuba in seguito al dirottamento di 3 aerei e al sequestro del ferry boat Regla, colmo di turisti. Tali azioni erano frutto di un’offensiva tesa a sovvertire il regime cubano ed erano finanziate dall’Ufficio di interesse Usa a Cuba (secondo lo stesso copione della Baia dei porci e di altri innumerevoli attentati compiuti a Cuba che hanno causato oltre 3.000morti nel corso degli anni).
La vicenda Fariñas, quindi, è frutto di una doppia menzogna: la prima tesa a dipingere Fariñas come un dissedente in sciopero della fame abbandonato da servizio medico cubano; la seconda tesa a nobilitare l’azione di Fariñas come una richiesta di libertà per detenuti politici che in realtà sono condannati per atti di terrorismo;

4) il movimento delle “damas de blanco”. Tale gruppo organizza ogni domenica una manifestazione per chiedere la liberazione dei loro famigliari detenuti. Le “damas” sostengono che le condanne siano ingiuste e che l’unica colpa dei loro parenti sia quella di essere “dissidenti” accusati di reati d’opinione. Il loro nome richiama quello delle madri di Plaza de Majo che manifestavano per i loro figli “desaparecidos”. Però la stessa portavoce dell’associazione argentina, Hebe de Bonafini, ha affermato che “le cosiddette damas de blanco difendono il terrorismo degli Stati Uniti e noi madri di Plaza de Majo rappresentiamo l’amore per i nostri figli assassinati da tiranni imposti dagli Stati Uniti”.
I detenuti di cui chiedono la liberazione non sono stati condannati per reati d’opinione o politici, ma per aver ricevuto finanziamenti dagli Usa per sovvertire l’ordinamento cubano in un periodo, il 2003, in cui Cuba ha subito una aggressione in grande stile con dirottamenti di aerei e sequestri di navi passeggeri con turisti a bordo.
Le “damas” sono sostenute e finanziate dall’Ufficio di interesse statunitense a Cuba, che rigira ad esse soldi provenienti da una fondazione diretta da tale Saltiago Alvarez, attualmente detenuto negli Usa per possesso di un vero e proprio arsenale (Alvarez si è giustificato affermando che le armi servivano per compiere attentati a Cuba). Tale accusa è stata provata da un tribunale statunitense della Florida. Alvarez è anche sodale del noto terrorista Luis Posada Carriles (responsabile dell’esplosione in volo di un aereo cubano nel 1976 e di numerosi attentati compiuti a Cuba nel 1977, tra i quali quello che causò la morte dell’italiano Fabio Di Celmo), che ha sfilato da uomo libero (benché in attesa di giudizio da un tribunale americano) ad una manifestazione anti-castrista in Usa il giorno successivo alla morte di Orlando Zapata Tamayo.
Lo stesso Santiago Alvarez, in un processo in Usa, ha rivelato che Michael Parmly, già responsabile dell’ufficio di interresse Usa a Cuba, si era offerto di anticipare le sovvenzioni alle Dame nei mesi in cui lo stesso Alvarez sarebbe stato presumibilmente in carcere negli Usa.
Nel 2007, per fare solo un esempio, gli Usa hanno stanziato, “per favorire un cambio politico” mediante l’operazione Cuba Libre, 140 milioni di dollari, a testimonianza dell’impegno costante delle amministrazioni americane nel voler sovvertire l’ordinamento cubano.

Rilevato che

- nel 1996 l’Unione Europea ha adottato la c.d. “posizione comune” nei confronti di Cuba che prevede un “doppio binario” nel mantenimento di un rapporto sia con il Governo cubano che con i dissidenti. Subito dopo le condanne del 2003, l’Unione Europea decise di inasprire, a livello diplomatico, le sanzioni contro il Governo cubano, per poi sospenderle nel 2005 dopo la liberazione di alcuni dei detenuti condannati. Nel 2009 il Consiglio europeo ha deciso di superare tali sanzioni e di abrogarle definitivamente, chiedendo parimenti al governo cubano di liberare altri detenuti e di migliorare il rispetto dei diritti umani. Tale atto ha portato nell’ottobre del 2009 ad un incontro tra i vertici dell’UE con il Ministro degli Esteri cubano. Nel giugno 2010 si dovrebbe procedere ad un momento di verifica del dialogo tra UE e Cuba che potrebbe portare alla definitiva abrogazione delle sanzioni decise nel 2003;

- il 28 ottobre 2009, per la diciannovesima volta consecutiva l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che condanna l’embargo contro Cuba (187 voti favorevoli, 3 voti contrari - Usa, Israele e Palau - e 2 astenuti - Micronesia e Isole Marshall). L’Italia ha sempre votato a favore di tali risoluzioni condannando, dunque, l’embargo. Come ha recentemente ricordato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Rocco Crimi, in risposta ad una interpellanza parlamentare, l’attuale posizione del Governo italiano è di condanna e contrarietà all’embargo economico contro Cuba, annunciando altresì che la cooperazione allo sviluppo dell'Unione europea nei confronti di Cuba è stata ripresa con una particolare attenzione all'assistenza della popolazione cubana così duramente colpita dal passaggio degli uragani tropicali alla fine della scorsa estate.

Considerato che

- tutte le istituzioni repubblicane italiane dovrebbero sempre e senza ambiguità sostenere in tutte le sedi internazionali i valori democratici e repubblicani contenuti nella nostra Costituzione e i valori della pace e dei diritti umani sanciti dal diritto internazionale. Tali valori dovrebbero impegnare l’Italia nella ricerca costante della soluzione pacifica delle controversie internazionali conseguente al ripudio della guerra sancito dalla nostra Costituzione e dal divieto dell’uso della forza stabilito dalla norma di diritto internazionale cogente contenuta anche nella Carta delle Nazioni Unite;

- Cuba è una nazione pacifica, che, invece, ha subito fin dal successo della sua rivoluzione attentati terroristici, tentativi di invasione militare ed un ingiusto embargo economico. Cuba ha sempre dimostrato di dare il suo contributo alla comunità internazionale inviando aiuti concreti alle popolazioni in difficoltà dell’America Latina (si pensi solo ai medici inviati ad Haiti dopo il terremoto). Gli Stati Uniti, però, continuano a considerare Cuba come uno “Stato canaglia”, definendolo tale nei massimi documenti strategici dell’amministrazione ( si vedano le “National Security Strategy” approvate da Bush);

- numerose regioni italiane e molti enti locali, singolarmente o in consorzio tra loro, hanno attivato e sviluppato progetti di solidarietà e cooperazione decentrata in favore del popolo cubano. La cooperazione allo sviluppo di tipo decentrato è un buon metodo di partecipazione dei cittadini al progresso del proprio territorio: una pratica radicalmente opposta al metodo repressivo e regressivo delle sanzioni economiche.
La cooperazione decentrata è stata introdotta nelle disposizioni generali della IV° Convenzione di Lomè (ACP-UE) firmata nel 1989, che stabilisce un accordo di cooperazione tra Europa e paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico. Nel 1992, quest’approccio è stato esteso ai paesi in via di sviluppo dell’America Latina e dell’Asia (ALA-UE). Nella dichiarazione adottata al termine della Conferenza euromediterranea di Barcellona del 1995 i Paesi partecipanti manifestarono la volontà di rafforzare gli strumenti della cooperazione decentrata. L’importanza della cooperazione decentrata è stata riaffermata nella Convenzione di Lomè IV bis del 1995, dove sono state adottate disposizioni specifiche relative alla cooperazione decentrata.
Nel 1987 l’Italia ha riconosciuto, con la Legge n. 49 del 26 febbraio e con il relativo Regolamento di esecuzione (DPR n.177 del 12 aprile 1988, art.7), alle Autonomie locali italiane (Regioni, Province Autonome ed Enti locali) un ruolo propositivo ed attuativo nell’azione di cooperazione allo sviluppo, disciplinandone, altresì, la facoltà di iniziativa e le modalità di collaborazione con la DGCS (Direzione Generale Cooperazione Sviluppo) del Ministero degli Affari Esteri.

Impegna il Sindaco e la Giunta Comunale:

- ad esprimere la propria solidarietà nei confronti della Repubblica di Cuba, duramente colpita dall’embargo economico e da continui tentativi di destabilizzare e sovvertire il suo ordinamento costituzionale;
- a contrastare, nel rispetto dei principi di autodeterminazione dei popoli e sovranità nazionale e mediante iniziative di solidarietà politica, le strategie comunicative che mirano alla destabilizzazione dell’ordinamento cubano;
- a promuovere dibattiti, conferenze, iniziative pubbliche ed, in generale, momenti di discussione e confronto con la cittadinanza al fine di favorire un’informazione pluralistica sulle vicende politiche, sociali ed economiche di Cuba;
- a porre in essere tutte le azioni politiche di competenza affinché il Governo italiano, in vista delle decisioni del Consiglio dell’Unione europea del giugno 2010, assuma una posizione che chieda la definitiva eliminazione delle sanzioni contro il Governo cubano decise nel 2003 ed una complessiva ridiscussione della “posizione comune” europea al fine di rafforzare il dialogo e la cooperazione con il Governo cubano, riconoscendone pienamente la legittimità e rispettando la sovranità nazionale della Repubblica di Cuba;
- a porre in essere tutte le azioni politiche di competenza affinché la posizione italiana di contrarietà all’embargo nei confronti di Cuba, ribadita anche dall’attuale Governo, venga riaffermata non solo in sede di Assemblea generale ONU, ma in tutte le sedi internazionali;
- a promuovere o rafforzare i programmi di cooperazione decentrata allo sviluppo in partenariato con le autonomie locali della Repubblica di Cuba.”


Ugento (LE), lì 4 giugno ’10

Tanto per gli adempimenti dovuti.
Distinti Saluti.

Angelo MINENNA
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